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Per i cultori della materia, la durata di permanenza del biscotto nel liquido è determinante, sia per quel che riguarda il risultato al palato, che il modo in cui il biscotto riesce a raggiungere la nostra bocca: se troppo breve, l’esperienza non sarà abbastanza appagante, se troppo lunga, il biscotto si sbriciolerà lasciando cadere alcune parti sul fondo della tazza.  Peggio ancora, portandolo alla bocca potrebbe perdere pezzi per strada, che invariabilmente atterrerebbero sulla camicia pulita….

In effetti il biscotto è costituito da amidi tenuti insieme dai grassi e dallo zucchero. Quando lo si inzuppa, grassi e zucchero si dissolvono rapidamente nella bevanda, l’amido assorbe il liquido ed il biscotto diventa così più tenero e leggermente più voluminoso, fino al punto da rischiare di collassare.

Scopriamo che a diversi tipi di biscotto corrispondono tempi  di “inzuppo” diversi: quelli più saporiti, con molto zucchero e grassi, diventano molli in brevissimo tempo, al contrario di quelli ricoperti di cioccolato e con ripieno, poiché nel liquido caldo la copertura o la farcia si sciolgono e divengono un po’ collosi, consentendo al biscotto di rimanere integro per più tempo.

Il medico inglese Stuart Farrimond conclude questa riflessione consigliando ai produttori l’adozione di un “inzuppometro” da mettere in evidenza sulla confezione dei biscotti, a guisa di semaforo: luce rossa per indicare meno di cinque secondi, giallo da cinque a dieci secondi, luce verde per una permanenza più prolungata nella bevanda prescelta… Potrebbe essere un’idea!