Pensi che a qualcun altro potrebbe interessare questo articolo? Aiutaci a condividerlo:

Tante puntate sporadiche sulle nostre app, di cui siamo inconsapevoli. Le ricostruisce un’altra app…..

Spesso è difficile ricordare esattamente quali app, per quanto tempo, per far cosa e dove ci siamo collegati durante la giornata (o la notte). E per quanto un questionario volto a rilevare queste abitudini sia dettagliato e ineccepibile, i dati raccolti possono non riuscire a dare un quadro reale e puntuale. Senza contare che qualcuno potrebbe non aver voglia di rivelare momenti di navigazione anonima in chissà quali siti, oppure vergognarsi di non saper usare adeguatamente i social e quindi fornire indicazioni non corrispondenti al quotidiano. Con l’ausilio di una nuova tecnologia di misurazione passiva, che registra integralmente l’attività digitale delle persone, è emersa infatti una notevole differenza tra quello che un individuo ritiene – o racconta – di fare online, e quello che effettivamente fa. Ce lo spiega Ian Ralph, direttore di Marketing Sciences Unlimited.

In Inghilterra si è fatto un esperimento con un panel di 2.000 utenti. Nei vari strumenti da loro usati (PC, smartphone, tablet, notebook) è stata inserita una app che “lavora” in maniera assolutamente non invasiva, e che monitora tutte le attività condotte sui vari strumenti nel corso della giornata, raccogliendo e aggregando le informazioni in modo tale da fornire un quadro completo della vita online di ciascun utente del panel.

Comparando i dati raccolti tramite questo metodo con quelli provenienti dai sondaggi online, non sono emerse differenze apprezzabili a livello di ricordo dei siti visitati e delle app utilizzate. Le sorprese, piuttosto, si sono avute nel raffrontare il ricordo di come questi siano stati utilizzati. Si è scoperto, ad esempio, che le dichiarazioni relative al tempo trascorso sui social e quelle registrate con questa nuova app non coincidono assolutamente. Per fare un esempio, l’utente inglese ritiene di rimanere su una sessione di Facebook mediamente per 17 minuti, quando invece grazie a questa applicazione emerge che le sessioni sono numerosissime, che durano ciascuna appena 3 minuti in media, e che nel fare il conto del tempo trascorso su Facebook non si calcolano tutte le sbirciatine su smartphone ogni volta che arriva la notifica di un nuovo post o di un nuovo commento. Al contrario di quanto si crede, dunque, la tendenza prevalente è di aprire e chiudere più volte un’applicazione, piuttosto che rimanervi ancorati per lungo tempo. Ancora, nonostante si affermi che lo smartphone venga usato quasi esclusivamente durante il giorno e nella serata, il 14% delle visioni di YouTube ha luogo tra mezzanotte e le 5 del mattino.

A conti fatti, si tratta di differenze tra comportamento percepito e comportamento reale con ricadute importanti a livello commerciale, e tenerne conto può rappresentare un’arma in più per le aziende che offrono i propri prodotti e servizi online.