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Gli studiosi scoprono che le emozioni hanno un ruolo anche sulla percezione della dimensione

Un aracnofobo vede un ragno camminare sulla manica della sua camicia: chiede all’amico di toglierglielo di dosso perché da solo non ci riesce, è troppo grande e fa paura. L’amico si chiede come mai tanto timore per un ragnetto così piccolo, mentre l’altro sempre più agitato insiste dicendo che è enorme. Eppure si tratta sempre dello stesso ragno, ma le due persone ne valutano le dimensioni in modo assai diverso.

Ecco come nasce lo studio pubblicato di recente su Biological Psychology. Incuriosito dalla reazione del collega, il dott. Leibovich del Reparto di Scienze Cognitive del Centro per le Neuroscienze Zlotowski ha effettuato  due esperimenti volti a misurare la valenza reale e l’autopercezione delle dimensioni di animali “neutri” (uccelli, farfalle) rispetto a quelli “nemici” (ragni). Si è così scoperto che chi soffre di aracnofobia lieve o moderata ritiene che i ragni siano animali estremamente sgradevoli, mentre chi ne soffre in modo più accentuato tende addirittura a sovrastimarne le dimensioni, e a vederli più grandi di quello che sono in realtà.

Lo studio ha dunque rivelato in che modo la percezione di una caratteristica basilare – la dimensione – sia pesantemente influenzata dell’emozione, e dimostra anche come ciascuno di noi viva il mondo che ci circonda in modo assolutamente soggettivo e unico.

Ma sorge anche un’altra domanda importante: è la paur, a scatenare questo percepito dilatarsi della dimensione, oppure è una percezione distorta della dimensione che innesca la paura? Ci saranno successivi studi intesi a rispondere a questo quesito, che potranno indubbiamente costituire un’interessante base di partenza per il trattamento di altre fobie.