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Le conversazioni e i commenti sui social rappresentano una ricca fonte di spunti per quel che riguarda la brand image.

Scoprendo quello che i consumatori pensano di una marca, è possibile avere delle indicazioni utili a capire se il modo in cui la percepiscono è in linea con quanto la marca intende veicolare.

Le conversazioni e i commenti sui social rappresentano una ricca fonte di spunti per quel che riguarda la brand image.

E’ noto che i social media abbiano un ruolo di grande importanza nella costruzione della brand image: la molteplicità di piattaforme, l’assenza di limiti geografici, la condivisione di esperienze e opinioni da parte di utenti di tutto il mondo li rende una più che ghiotta opportunità per far conoscere il proprio brand.

Ma i social sono molto utili anche per tenere sotto controllo se quello che il brand “dice” di sé corrisponde alla percezione del pubblico.  L’analisi basata sulla frequenza dei termini che appaiono sui social è uno degli strumenti più veloci e facili da utilizzare, ed offre un buon punto di partenza per analisi più complesse ed approfondite.

Il procedimento a prima vista può sembrare elementare, ma pare efficace: con l’ausilio di un apposito software, dopo aver “destrutturato” ogni post in singole parole, si procede al conteggio dei termini che sono stati usati con maggior frequenza, verificando in tal modo quali siano quelli più spesso associati ad un certo brand.

Successivamente, confrontando i termini utilizzati dal brand per comunicare con quelli usati dai consumatori per commentarlo, è possibile procedere ad un primo confronto tra l’immagine che il brand intende veicolare, e quella effettivamente percepita dal pubblico.

Va da sé che questo strumento da solo non è esaustivo e neppure in grado di risolvere eventuali problemi o “scollamenti” a livello di immagine, tuttavia può costituire un utile esercizio iniziale volto a creare i presupposti per il successivo approfondimento, ovviamente supportato da una robusta ricerca di mercato.

Una curiosità: i brand, per comunicare, si servono di Facebook più di quanto non facciano i consumatori per esprimere i propri commenti, che invece tendono a preferire Twitter per postare i propri giudizi sui brand.