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Possedere una buona sensibilità olfattiva sembrerebbe andare di pari passo con una buona capacità di orientarsi nello spazio.

Una correlazione tra capacità sensoriali e abilità di muoversi nello spazio era stata già osservata nei batteri. Ma poteva questa relazione essere vera anche negli esseri umani?

Secondo alcuni studi scientifici, memoria spaziale (capacità di orientarsi nello spazio) e sensibilità olfattiva sembrano riferire a regioni cerebrali simili. Tuttavia, nessuno studio in bibliografia si era mai occupato di   dimostrare questa relazione valutandola su un unico campione di soggetti sottoposto a prove di memoria olfattiva e spaziale.

E’ partendo da questi presupposti che alcuni ricercatori della McGill University di Montreal hanno avviato uno studio su un campione di 60 volontari coinvolgendoli dapprima in prove di riconoscimento di 40 odori – tra cui mentolo, cetriolo, lavanda…… – e successivamente in una prova di orientamento nella quale, su un pc, dovevano muoversi attraverso una città virtuale. Dopo l’esplorazione della città virtuale ai soggetti veniva chiesto di muoversi da uno degli 8 punti di interesse, verso una diversa destinazione, percorrendo il percorso più breve possibile.

Risultato: le persone più abili a muoversi nello spazio erano anche le più sensibili e più performanti dal punto di vista olfattivo.

Attraverso la cattura di immagini cerebrali con la risonanza magnetica (MRI) gli scienziati hanno evidenziato che ad un maggior sviluppo della corteccia orbifrontale (questa è la regione del cervello conosciuta per essere associata, insieme all’ippocampo, con la navigazione spaziale) corrispondeva sia una miglior capacità di riconoscere gli odori che la presenza di un minor numero di errori nella prova di navigazione.

Ma quali applicazioni dirette potrebbe avere questa rivelazione? L’associazione tra capacità di orientamento spaziale e ippocampo potrebbe essere utile ai medici nell’utilizzare le prestazioni di navigazione per individuare più facilmente le aree del cervello colpite in pazienti con demenza.

Infine, studi come quello condotto potrebbero trovare applicazione anche in ambito clinico. E’ infatti noto che le persone colpite da Alzheimer spesso mostrano deficit olfattivi e i test olfattivi potrebbero essere impiegati per identificare persone a rischio di malattia e per tracciarne il grado di progressione.

 

Fonte: A Keen Sense of Smell Appears to Go Hand in Hand with Spatial Memory – Feb 1, 2019 SHAWNA WILLIAMS