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Qualsiasi prodotto dovrebbe essere caratterizzato da una propria identità che lo contraddistingua sul mercato, permettendone il riconoscimento tra i tanti omologhi che competono a scaffale. Ogni prodotto è disegnato per avere un proprio posizionamento, determinato da un mix di contributi derivanti dal brand, dal tipo di confezione, dalle proprietà d’uso e dalle caratteristiche intrinseche del prodotto.

Queste ultime definiscono più propriamente la qualità sensoriale del prodotto e sono, spesso, le più difficili da mettere a punto in un’ottica di unicità e distintività e, una volta definite, sono spesso le più problematiche da replicare e mantenere nel tempo, per consentire il corretto grado di standardizzazione a garanzia della riconoscibilità del prodotto.

Unicità, distintività e identità sensoriale del prodotto, infatti, sono i fattori che più contribuiscono alla costruzione della familiarità che lega il consumatore a quel particolare “gusto” e ne determina l’acquisto ripetuto.

Tuttavia, i controlli di qualità messi in atto internamente all’azienda non sempre sono sufficienti a determinare, prima, e contenere, successivamente, la variabilità delle caratteristiche sensoriali del prodotto.

È pertanto di fondamentale importanza disporre di uno strumento per la definizione e il monitoraggio della qualità sensoriale in modo da tenere sotto controllo il grado di variabilità del prodotto e verificare il livello di standardizzazione/costanza produttiva nel tempo anche sotto il profilo della qualità percepita.

A tal fine, un valido e consolidato strumento in ambito Controllo Qualità è rappresentato dall’Analisi Sensoriale Descrittiva che negli studi di monitoraggio viene applicata in più fasi:

  • una fase preliminare di definizione del Profilo Sensoriale “Obiettivo/Standard” rappresentativo del prodotto di riferimento, ossia il punto di partenza per tutti i monitoraggi e controlli successivi;
  • più fasi successive caratterizzanti l’attività di Monitoraggio, ovvero di verifica periodica della qualità sensoriale della produzione ai fini del mantenimento del profilo “obiettivo”.

 

Il Profilo Sensoriale Obiettivo è costruito a partire da più lotti industriali rappresentativi della produzione e, al contempo, della sua “inevitabile” variabilità, legata principalmente al processo e alle materie prime.

La descrizione sensoriale, prima, e la successiva misurazione delle intensità dei singoli descrittori all’interno dei diversi lotti produttivi consente di effettuare una fotografia sensoriale del prodotto e di definire, oltre al Profilo Obiettivo, anche i contorni dell’accettabilità.

Nella figura successiva è riportato un esempio concreto del risultato restituito dalla metodologia.

Quello tratteggiato in verde è il Profilo Sensoriale Obiettivo; la zona delimitata dalle due linee continue verdi indica l’area ottimale ossia rappresentativa della variabilità Obiettivo; la zona delimitata dalle due linee continue arancioni indica l’area di accettabilità ovvero i confini di variabilità al di fuori dei quali si trova la zona di Non Conformità.

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Nell’esempio schematizzato dal grafico si riportano alcuni scostamenti significativi: tutti i lotti (x, y, z) cadono al di fuori del range di accettabilità prestabilito per gli attributi 12, 13 e 14. Il lotto y anche per l’attributo 1, mentre i lotti x e z anche per l’attributo 11.

Da sempre le caratteristiche sensoriali rappresentano l’elemento principale di un prodotto, il perno attorno al quale tutte le aziende operano per costruire il successo dei loro prodotti.

Tuttavia, non ancora così diffusa è la consapevolezza che, anche quelle che – per antonomasia – sono definite caratteristiche “soggettive” del prodotto, devono essere valutate con metodi oggettivi.