Pensi che a qualcun altro potrebbe interessare questo articolo? Aiutaci a condividerlo:

Non tutti sappiamo distinguere tra un’allergia e un’intolleranza…

 

Non tutti sappiamo distinguere tra un’allergia e un’intolleranza. In generale il termine “allergene” sta ad indicare sostanze che, se presenti negli alimenti o utilizzate nella loro preparazione, sono all’origine di allergie o intolleranze diventando quindi un pericolo per la salute.

L’intolleranza alimentare è una reazione avversa agli alimenti non mediata dal sistema immunitario. Difetti enzimatici o l’effetto di sostanze farmacologiche attive contenute nei cibi possono essere alla base di due diversi tipi di intolleranze. Tutte le reazioni non classificabili tra quelle enzimatiche e farmacologiche sono classificate come “intolleranza alimentare indefinita”. Le intolleranze sono dose-dipendenti e possono comparire in qualsiasi momento della vita, scatenandosi a seguito dell’accumulo prolungato nel tempo di un ingrediente che generalmente è presente nella dieta. In genere basta la sospensione dell’alimento, anche per un periodo limitato, per risolvere i problemi. Solo le intolleranze di tipo enzimatico si manifestano fin dalla nascita, e l’unico rimedio è l’esclusione definitiva dell’alimento incriminato dalla dieta.

Con il termine allergia, invece, si indicano comunemente reazioni di ipersensibilità verso una categoria di sostanze, di solito di origine proteica, scatenate da meccanismi immunologici. In Europa le allergie alimentari stanno iniziando a rappresentare un pesante problema sanitario, dato che ad oggi coinvolgono quasi l’8% dei bambini e il 3% degli adulti. Gli effetti indesiderati variano da malattie e qualità ridotta di vita fino a reazioni allergiche potenzialmente letali.

Il problema è che la dose necessaria per scatenare una reazione immunitaria da parte di un cibo allergizzante può essere anche estremamente ridotta, ecco perché queste sostanze, quando entrano nel ciclo dell’alimentazione umana, devono essere rilevabili in laboratorio anche a concentrazioni molto basse. Fortunatamente i metodi diagnostici esistono, ed alcuni di questi  test sono anche piuttosto rapidi e non richiedono un dispiego di costose attrezzature (pensiamo alla metodica di laboratorio ELISA).

Può anche accadere che durante la preparazione manuale o industriale degli alimenti avvengano contaminazioni non intenzionali, o che alcuni prodotti allergizzanti come uova o latte ad esempio, siano usati come additivi. In questo caso si parla di “allergeni nascosti” in quanto non indicati nell’etichetta. Prendiamo un bicchiere di vino: non tutti sanno che spesso nel processo di vinificazione vengono utilizzati l’albumina dell’uovo o la caseina del latte. Normalmente non se ne trova più traccia al momento dell’imbottigliamento, ma non si può escludere con certezza che in alcuni casi possano rimanere dei residui. Proprio per questo motivo una recente normativa comunitaria, a partire dalla campagna vitivinicola 2012-13, ha stabilito l’obbligo di indicare in etichetta se tali sostanze siano utilizzate e residuino nel prodotto finale.

ALLERGENI ALIMENTARI:

  • Cereali contenenti glutine e loro derivati
  • Crostacei e prodotti derivati
  • Uova e prodotti derivati
  • Pesce e prodotti derivati
  • Arachidi e prodotti derivati
  • Soia e prodotti derivati
  • Latte e prodotti derivati
  • Frutta a guscio
  • Sedano e prodotti derivati
  • Senape e prodotti derivati
  • Semi di sesamo e prodotti derivati
  • Lupino e prodotti a base di lupino
  • Anidride solforosa e solfiti  in concentrazioni superiori a 10mg/kg
  • Molluschi e prodotti a base di molluschi