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Le scale (di misurazione) sono quel prezioso strumento che consente di rilevare l’entità di tutti i fenomeni…

 

Le scale (di misurazione) sono quel prezioso strumento che consente di rilevare l’entità di tutti i fenomeni non direttamente osservabili, dall’impatto di un messaggio alla propensione all’acquisto al gradimento di un prodotto.  I casi sono tantissimi, altrettante –ahimè –  le scale. Spesso la scelta della scala da usare dipende dal ricercatore, che adotta quella che gli appare più adatta al contesto della specifica ricerca.

Accade tuttavia che nel corso del tempo una certa scala non soddisfi più, che se ne voglia adottare una dimostratasi più efficace, con il rischio purtroppo di non poter confrontare i risultati pregressi  con quelli ottenuti con la nuova scala di misurazione.

Nell’ambito specifico dell’analisi sensoriale, poi, il fatto che ancora la comunità scientifica non si sia espressa su una specifica scala di misura che permetta in maniera univoca di determinare quanto un prodotto sia gradito, si assiste a numerosi e differenti approcci (es: scale a 5, a 7, a 9 passi/punti, con o senza attribuzione di etichette semantiche). La disponibilità di queste varie opzioni ha fatto sì che numerose aziende nel corso degli anni passati abbiano optato per raccolte di informazioni generalmente basate sull’utilizzo costante di una stessa scala di misura del gradimento.

La difficoltà sta quindi nel decidere se continuare con una scala che sembra non soddisfare più pienamente, ma avere dati nuovi confrontabili con quelli pregressi, oppure adottare una scala più consona e perdere così quella confrontabilità così preziosa. Scontata la risposta, ci si trova ahimè di fronte ad un ostacolo pregiudiziale ai cambiamenti metodologici.

Nell’intento di costruire un ponte con il passato per confrontare i dati storici con nuovi dati eventualmente raccolti con scale diverse da quella fin qui adottata, la Consumer & Sensory Research Unit di Adacta si sta impegnando a fornire un contributo al superamento di queste difficoltà, approfondendo il tema riguardante le relazioni esistenti fra le varie scale.

Il lavoro di ricerca fin qui condotto, presente con un poster al prossimo convegno nazionale della SISS (Società Italiana di Scienze Sensoriali), ha visto la partecipazione di oltre 784 soggetti, sia uomini che donne, di età compresa fra 18 e 64 anni, chiamati ad esprimere un giudizio di gradimento potenziale (senza assaggio), basato sulla propria esperienza, nei confronti di un elenco costituito da 29 nomi di alimenti o bevande che potessero coprire un ampio ventaglio affettivo.

Lo studio di questa considerevole mole di dati prevede tra gli obiettivi anche quello di posizionare su di un “continuum” le varie etichette presenti nelle diverse scale semantiche per cercare di quantificare la distanza di significato agli occhi del consumatore (es. che differenza c’è tra leggermente gradevole e mi piace abbastanza?).

I punteggi di gradimento sono stati rilevati impiegando successivamente cinque differenti scale di misura:

  • a 5 punti, con etichette semantiche
  • a 7 punti, con etichette semantiche
  • a 9 punti, con etichette semantiche
  • a 9 punti, con valori numerici da 1 a 9
  • con scala lineare continua

A garanzia della qualità dei risultati, è stato scelto un piano sperimentale che prevedesse, di volta in volta, la rotazione sia dell’ordine di presentazione degli alimenti da valutare (da una scala all’altra) che l’ordine di utilizzo delle scale da parte dei soggetti.